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SCOUT IN GIRO PER IL MONDO

Ciao a tutti!

Mi chiamo Lorenzo, ho 17 anni, sono di Rovigo e sono membro del clan Sirio del gruppo Agesci Rovigo 2. Ad agosto 2018 ho iniziato la mia esperienza di exchange student, partendo per la Finlandia, che si concluderà poi a metà giugno 2019.

Perché hai deciso come meta dell’esperienza annuale la Finlandia?

Tenendo presente che potevo scegliere solo una destinazione europea, quando molto spesso mi chiedono il motivo per cui, tra tutti i paesi europei, ho scelto proprio la Finlandia come destinazione, una risposta precisa ancora non l’ho trovata.

La Finlandia è conosciuta come paese del “welfare”, rinomata poi soprattutto per la neve e le basse temperature. Questo è un po’ ciò che credono anche i finlandesi stessi, per il resto, non si sentono veramente spiccare tra le altre nazioni d’Europa.

La mia decisione quindi è stata influenzata (forse quasi totalmente) dal fatto che la Finlandia ha un sistema educativo eccellente e dei meravigliosi panorami naturalistici , letteralmente mozzafiato, piuttosto che per una cultura del cibo o delle arti, o una storia importante alle spalle, ragioni che potrebbero invece spingere uno straniero a scegliere l’Italia.

Spinto dalla curiosità e dalla voglia di mettermi in gioco, ho deciso di prendere un aereo e volare in un paese generalmente rinomato per la timidezza delle persone, per il freddo e con una lingua incomprensibile. La mia avventura comincia qui.

Come alla ricerca del proprio destino, anche se ero partito quasi senza ragioni, in Finlandia ho conosciuto una nuova parte di me.

Tra le realtà che mi hanno aiutato a scoprirla, c’è anche lo scoutismo grazie al quale poi ho incontrato anche il mio migliore amico finlandese.

Com’è scandito il percorso educativo in stile scout?

Innanzitutto lo scoutismo in Finlandia si chiama PARTIO.

Esso è composto da due branche invece che da tre come in Italia: il branco è composto da ragazzi dai 5 ai 12 anni suddivisi secondo gruppi di bambini dai 5 ai 7 anni, poi dai 7 ai 10 ed infine dai 10 ai 12.

Successivamente vi è una specie di reparto, che viene chiamato in finlandese “Metsäveikot”, tradotto “I Compagni della Foresta” e va dai 12 ai 18 anni, età in cui termina il percorso educativo e si decide se proseguire diventando capo. Io, in quanto diciasettenne, ho preso parte ai Metsäveikot, entrando a far parte della squadriglia “Orava”, ovvero “Scoiattoli”.

Il reparto (Metsäveikot) è diviso in squadriglie, generalmente 6/7 con una media di 7/8 componenti. Le riunioni sono settimanali e di squadriglia, è molto raro che ci si trovi per branca, avviene infatti 2 o 3 volte l’anno in occasione di eventi speciali.

La squadriglia è composta da un capo, un vicecapo e gli squadriglieri. Il ruolo è definito in base all’anno di età, è per questo che io ricopro quello di vicecapo squadriglia (in realtà non solo per l’età, ma perché sono scout da più tempo del vice che c’era prima!!).

Il capo squadriglia ha il compito di educare i più piccoli in merito a competenze tecniche, principalmente legate allo spirito di sopravvivenza ed alla capacità di affrontare i problemi pratici.

All’inizio del percorso in reparto, viene assegnato agli entranti un libricino che conserveranno fino al completamento del percorso. All’interno di questo libricino è presente l’elenco di tutte le nozioni tecniche da sapere una volta terminata la formazione e quindi il reparto. 

Queste informazioni sono variegate infatti ve ne sono sia di differente ambito di appartenenza, sia di grado di difficoltà (ad esempio come annodare la cravatta oppure come sopravvivere nella foresta con un solo ago).

Il caposquadriglia, all’assunzione del suo incarico, è completamente formato, e sarà proprio lui ad insegnare durante le riunioni settimanali tutte le tecniche e le nozioni.

Al termine di ogni anno, se lo squadrigliere ha raggiunto un livello di competenza adeguato, gli verrà conferito un distintivo in metallo di testimonianza.

Si instaura così un ciclo per cui il caposquadriglia insegna agli squadriglieri, che una volta capi, insegneranno ai loro futuri sottoposti.

Talvolta si organizzano delle riunioni extra tra i membri dell’alta squadriglia, ma non sono fondamentali poiché di fatto si svolgono come delle semplici attività tra amici: a volte si fanno dei giochi, a volte si guarda un film, ecc...

Anche lo schema dei capi scout è diversa, generalmente sono in pochi: un paio seguono il branco, altri due si occupano della gestione economica e logistica dell’associazione e organizzano le attività come campetti invernali o alcuni eventi associativi, ed infine c’è un capo gruppo generale.

Quali sono le principali differenze che hai riscontrato tra lo scoutismo dell’AGESCI e di PARTIO?

Per prima cosa, oltre alle differenze “strutturali” sopra elencate, nel PARTIO non è presente sicuramente il taglio religioso che invece contraddistingue l’AGESCI.

Un’altra differenza sta nel fatto che qui i gruppi sono divisi per sesso, ed è davvero raro incontrare gruppi misti di maschi e femmine.

Le ulteriori e non meno importanti differenze sono nel modo in cui viene concepito lo scoutismo, privilegiando in AGESCI gli aspetti sociali e in PARTIO gli aspetti tecnici.

Nonostante riconosca uno spirito guida comune, conforme agli insegnamenti di Baden Powell, ammetto però che le due dimensioni sono molto diverse. È difficile e a mio avviso non necessario stabilire quale aspetto sia più importante dell’altro, ma credo sia giusto stabilire che la diversità di questi sia una chiave per l’equilibrio.

Per l'appunto, una delle cose che più mi ha stupito, ma che poi ho scoperto essere estremamente legata alla personalità culturale dei finlandesi, è che nella formazione viene sviluppato questo forte senso pratico, ma non è considerato il lato “umano”. Durante le attività infatti non si creano occasioni di dibattito sull’attualità od anche su temi personali e socio-psicologici. Grazie a quest’ultimo aspetto infatti, secondo la visione Italia, c’è la possibilità di creare un gruppo, spesso anche molto affiatato. In Finlandia invece, prevale l’individualismo che trapela anche solo nelle poche attività di branca o semplicemente nel partecipare a riunioni finalizzate alla formazione. Con questo, di nuovo, non voglio dire che sia un aspetto negativo, ma sicuramente diverso.

In merito a questo c’è da dire che effettivamente la praticità e le competenze acquisite non solo vengono considerate come obbiettivo delle riunioni e degli incontri, ma sviluppano il ragazzo a risolvere i problemi con efficienza. A tal proposito, in Finlandia ho imparato un termine che credo non esista in nessun’altra lingua: sisu. Questa parola significa sia “forza di volontà”, ma anche “agire razionalmente anche nelle difficoltà” che, se ci pensiamo bene, è completamente opposto al punto 7 della nostra legge scout: sorridono e cantano anche nelle difficoltà. I ragazzi finlandesi quindi imparano fin da subito come cavarsela da soli. Ecco a voi un esempio lampante che ho vissuto in prima persona. Al campetto invernale al quale ho partecipato, abbiamo dovuto montare la tenda sotto la neve e per farlo dovevamo prima spalarla mentre continuava a depositarsi sullo spazio appena liberato! A me sembrava assurdo e subito ho chiesto perché non si potesse trovare un piano B ad esempio rifugiandosi in un luogo che avrebbe potuto ospitarci. Il punto è che la città più vicina distava circa 30 km. Eravamo letteralmente in mezzo al nulla, in tenda a -10 gradi, eppure collaborando e senza sosta, in due orette siamo riusciti a creare il nostro spazio per costruire la tenda e fronteggiare la notte gelata.

Il ruolo del capo squadriglia, essendo il più competente e responsabile, è fondamentale in queste situazioni. Ancor più importante lo è durante gli incontri settimanali, quando ha il compito di formare i più piccoli.

Un’altra differenza riguarda le attività della squadriglia, che, anche se non supervisionate da adulti, vengono sempre portate a termine e mai lasciate in progressione fini a sé stesse. Per questo dunque, alla fine di ogni anno, viene stilata una classifica che premia essenzialmente il progresso della squadriglia. Il punteggio si ottiene compilando dei moduli mensili che certificano le competenze acquisite di ogni ragazzo: più se ne hanno a livello di squadriglia, più punti si ottengono.

Tuttavia questa realtà è riferita unicamente ai Metsäveikot. In branco i bambini sono seguiti dai capi e le attività più che riguardare la manualità ed il senso di sopravvivenza, si focalizzano sulla socializzazione e condivisione, in modo da poter rendere marginale questo individualismo caratteristico una volta passati in reparto.

Quali sono stati gli aspetti e avvenimenti della tua esperienza nello scoutismo finlandese che più ti hanno segnato?

Sicuramente tra i principali ritengo l’aver conosciuto il mio migliore amico. In Finlandia, spesso quando sei nuovo in città, è difficile creare una conversazione e poi un rapporto affiatato con qualcuno e lo scoutismo mi ha certamente aiutato a trovare una compagnia.

Passando un po’ di tempo ogni settimana dall’inizio di ottobre con il mio caposquadriglia, nonché coetaneo, ci ha permesso di approfondire la conoscenza reciproca interpersonale, fino a creare un’amicizia anche al di fuori dello scoutismo, portandolo a presentarmi i suoi amici e ad entrare a far parte della sua compagnia.

Un altro aspetto, che ovviamente è presente anche in Italia, è il senso di responsabilità verso il più piccolo e gli altri. Al campetto invernale questo aspetto è stato ben evidente. La notte si svolgeva in questo modo: ognuno di noi capi e vice, aveva un turno di un’ora, nella quale ogni 10 minuti ricaricava il fuoco di legna che si consumava in camini parecchio vecchi, permettendo al calore di diffondersi nella tenda e riscaldare l’ambiente estremamente freddo. Questo per tutte le 4 tende presenti in quell’area del campo, con all’interno anche i piccolini.

Non importava la stanchezza o il freddo, sapendo che i più piccoli non potevano prendersi questo incarico, abbiamo accettato il compito e i lunghi turni.

L’individualismo ti obbliga non solo a rivestire un ruolo ma anche a mantenerlo, senza ripiegare su qualcun altro. A questo poi si connette il forte senso di responsabilità e di onestà.

Infine, un altro elemento fondamentale per me è il rapporto che gli scout intessono con la natura. Si crea un legame autentico dove la natura è amica, anche negli scenari più difficili come il gelo invernale. Impari ad amare le foglie di pino e i paesaggi sconfinati, a stupirti dal passaggio di uno scoiattolo oppure ad incantarti di fronte alla danza nel cielo dell’aurora boreale.

Qualche consiglio che ti senti di suggerire ai nostri amici e fratelli scout?

Io all’inizio ero molto incerto di entrare in un nuovo gruppo, già formato ed unito in una realtà a me diversa. Ora invece posso dire che è stata una delle scelte migliori da quando sono qua in Finlandia.

Lo scoutismo è bellissimo, ti permette di aprire strade nuove e conoscere persone, ma soprattutto riconoscerle nelle differenze. Vedere sé stessi come ragazzi non tanto di una piccola comunità, ma proprio di tutto il mondo, che appartengono a tradizioni radicate nella loro storia ma che allo stesso tempo condividono gli stessi valori di BP. Ecco, questa è un’emozione indescrivibile. Uno di questi principi poi è sicuramente la voglia di scoprire, quella c’è sempre. E se in Italia si preferisce conoscere la persona, e in Finlandia invece si predilige la tecnica e la natura, lo scoutismo ti insegna a riassumere l’esperienza di vita in tre tappe, come quelle del reparto AGESCI o del reparto dei Metsäveikot: scoperta, competenza, responsabilità. E passo dopo passo costruisci la tua strada con i valori di uno dei movimenti più belli al mondo.

Infine un appello a tutti gli exchange student e scout come me che stanno vivendo un’esperienza all’estero: trovate il gruppo locale e cominciate questa nuova avventura nell’avventura! Prendetevi tutto di quello che questo può offrirvi perché non ne avrete mai abbastanza.

Lorenzo Ferro

13 MAggio 2019

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